Convitto “Mario Preda” di Novara: Educazione, Memoria e Rinascita Democratica nel Dopoguerra

di Giuseppe Frigerio

Nel contesto del secondo dopoguerra italiano, la ricostruzione del Paese non si limitò alla riparazione delle infrastrutture materiali, ma si estese alla rigenerazione morale e civile della società. Tra le iniziative più significative emerse in quegli anni vi furono i Convitti Scuola della Rinascita, istituti educativi nati per accogliere e formare giovani colpiti dalle conseguenze della guerra e della dittatura. A Novara, il Convitto “Mario Preda” rappresentò un esempio emblematico di questa missione pedagogica e civile.


Origini e Finalità dei Convitti della Rinascita

Istituiti a partire dal 1945, i Convitti della Rinascita furono pensati come comunità educanti, animate da ideali di giustizia sociale, solidarietà e partecipazione democratica. Destinati a orfani di guerra, figli di partigiani, deportati, perseguitati politici e profughi, questi istituti offrivano non solo istruzione scolastica, ma anche formazione civica, attività manuali e laboratori artigianali.
L’obiettivo era chiaro: formare cittadini consapevoli, capaci di contribuire alla costruzione dello Stato repubblicano.


Il Convitto “Mario Preda” di Novara

Attivo dal 1947 al 1950, il convitto novarese fu intitolato a Mario Preda, giovanissimo partigiano detto Topolino, ucciso a soli quindici anni durante la Liberazione. Nato a Verano Brianza il 27 novembre 1929, proveniente da una famiglia antifascista, Preda si unì volontariamente alla Brigata Garibaldi Bariselli, dove militava anche Aldo Aniasi poi sindaco di Milano. Morì il 25 aprile 1945 mentre tentava di soccorrere un compagno ferito.

La sede del convitto era collocata in una grande casa patrizia nei pressi del Tribunale e dell’Istituto Salesiano. L’ambiente era curato e accogliente, con spazi verdi, un campetto da calcio e persino una vasca con pesci: nonostante le difficoltà del dopoguerra, si respirava un forte desiderio di rinascita.

Mario Preda detto Topolino

Testimonianza di Quinto Pugliese

Una voce preziosa per ricostruire la vita quotidiana del Convitto “Mario Preda” è quella di Quinto Pugliese, ex allievo oggi residente a Taranto. Accolto insieme al fratello Tony dopo la morte di un altro fratello partigiano, Pugliese ricorda con emozione l’impegno educativo dell’istituto:

“Ci insegnavano non solo a studiare, ma a capire il valore della democrazia. Ci parlavano molto di politica e ci spiegavano il pericolo del fascismo.”


Profughi dall’Istria e dalla Dalmazia: un’umanità ferita in cerca di futuro

Molti degli ospiti dei Convitti della Rinascita — incluso quello di Novara — erano figli di profughi, orfani e famiglie provenienti da Fiume, Pola, Zara e da altre città dell’Istria e della Dalmazia, costretti all’esodo dalle drammatiche vicende del confine orientale.
L’arrivo di questi giovani portò nei convitti un’umanità segnata dalle perdite e dagli sradicamenti: bambini e adolescenti che avevano visto svanire in pochi mesi la propria casa, la propria città e spesso i propri affetti.

Nei convitti, queste storie individuali si intrecciavano con quelle dei coetanei figli di partigiani, deportati e perseguitati politici.
Nacque così un ambiente multiforme, ricco di dialetti, culture e memorie diverse ma unito dalla stessa esigenza di ricostruzione morale.
La quotidianità condivisa — dallo studio alle attività educative fino ai giochi nel cortile — contribuiva a trasformare il dolore dell’esodo e della guerra in una rinnovata fiducia nel futuro, dentro una comunità che offriva protezione e nuove radici.

Dopo la chiusura del convitto novarese nel 1950 per mancanza di fondi, i fratelli Pugliese furono trasferiti a Genova, nel Convitto “Bisagno”, che cessò l’attività l’anno successivo. Successivamente raggiunsero i genitori, rifugiatisi a Taranto dopo essere fuggiti da Pola.


Novara ha avuto l’esperienza della scuola per bambini, la scuola visitata dal segretario di Stato Americano Washburne e diretta dalla professoressa Anna Maria Princigalli, che aveva la caratteristica di scuola attiva, una scuola che fosse, in un certo senso, società vissuta oltre che scuola di tipo elementare

Una Rete Nazionale di Educazione Democratica

Il Convitto “Mario Preda” faceva parte di una vasta rete nazionale con sedi a Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Roma, Reggio Emilia, Cremona e Sanremo. Ogni sede era radicata nel proprio territorio e offriva corsi mirati alle vocazioni locali: meccanica, artigianato, floricoltura, cultura civica.
Gli insegnanti provenivano da ambienti operai, intellettuali e artistici, contribuendo a un clima di intensa partecipazione democratica.


Il Declino dei Convitti dopo il 1948

Dopo il 18 aprile 1948, le scuole partigiane subirono un crescente boicottaggio da parte dei governi democristiani, che le consideravano “covi dei rossi”.
Le convenzioni per il finanziamento vennero revocate, gli insegnanti distaccati furono richiamati e le ispezioni ministeriali — pur senza trovare elementi sovversivi — dovettero riconoscere:

“La positività, il lavoro altamente qualificato e l’impegno straordinario nell’ideale della dignità del lavoro e della prassi di libertà.”

Uno dopo l’altro, i Convitti furono costretti a chiudere.
Resistette soltanto quello di Milano, che nel 1955 dovette lasciare la sede di via Zecca Vecchia. Grazie all’intervento del Comune, venne concessa un’ex fabbrica ferroviaria fatiscente: con un grande lavoro collettivo, la scuola venne riattata e riaprì nel 1956.
Nel 1958 ottenne il riconoscimento legale e i corsi professionali passarono all’ECAP-CGIL; il convitto rimase attivo fino al 1970.


Fonti della Ricerca

• Varie sedi locali dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)

Inaugurazione al Vittoriano della Mostra sugli Esuli Dalmati Istriani e Fiumani

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Una memoria riconosciuta: l’esodo giuliano-dalmata al Vittoriano

Mostra permanente dedicata agli istriani, fiumani e dalmati, simbolo di una storia finalmente condivisa.

Nel cuore del Vittoriano di Roma è stata inaugurata una mostra permanente dedicata all’esodo degli istriani fiumani e dalmati, un evento che segna un importante passo nella costruzione di una memoria condivisa nazionale. La mostra promossa dal Ministero della Cultura e allestita nella Sala del Grottone, racconta con documenti, immagini e testimonianze la drammatica vicenda di centinaia di migliaia di italiani costretti ad abbandonare le loro terre dopo il 1945, quando l’Istria, Fiume e la Dalmazia passarono alla Jugoslavia di Tito. Per decenni, il dramma dell’esodo e delle foibe è rimasto ai margini della memoria pubblica, oscurato da contrapposizioni ideologiche e da un diffuso imbarazzo politico. Solo con l’istituzione del Giorno del Ricordo, nel 2004, la Repubblica Italiana ha riconosciuto ufficialmente il valore di quelle vicende e il sacrificio di chi pagò il prezzo della guerra perduta. La mostra al Vittoriano, voluta dal ministro della Cultura Alessandro Giuli, si propone come luogo di riflessione e consapevolezza collettiva. Attraverso un percorso visivo e documentario curato dall’architetto Franco Purini, l’esposizione restituisce dignità a una storia di dolore, esilio e speranza, collocandola nel più ampio contesto europeo della riconciliazione tra i popoli dell’Adriatico orientale. Il messaggio che emerge è quello di una memoria finalmente riconosciuta: ricordare non per dividere, ma per unire. Come sottolineato in più occasioni dalle più alte cariche dello Stato, la memoria dell’esodo giuliano-dalmata rappresenta un patrimonio morale dell’Italia intera e un invito a guardare al futuro con rispetto e verità storica.

Fulvia Umer & Giuseppe Frigerio – ANVGD sezione di Novara

La Caserma Perrone rivive: un viaggio nella memoria tra storia militare e l’arrivo degli esuli giuliano-dalmati a Novara”

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Un evento di grande successo per la città di Novara.

Le visite guidate all’ex Caserma Perrone  ora Campus dell’Università del Piemonte Orientale, hanno registrato un’affluenza record di visitatori, in particolare anziani e studenti. L’iniziativa, intitolata “Da caserma a campus universitario. Le vicende della Perrone nella storia d’Italia”, svoltasi sabato 18 ottobre 2025, ha superato ogni aspettativa di pubblico.

Centinaia di persone hanno ripercorso la storia di uno dei luoghi più simbolici di Novara, dalle sue origini come caserma militare risorgimentale fino alla sua rinascita come moderno polo universitario.

Un tuffo nel passato alla vecchia caserma!

Per questa occasione speciale di visita, all’ingresso è stata allestita una suggestiva scena d’epoca: soldati in uniforme, ufficiali, addetti radio, personale amministrativo, crocerossine e altri protagonisti della vita militare di un tempo hanno ricreato con grande realismo e cura dei dettagli  l’atmosfera di un’altra epoca. Una ricostruzione talmente accurata da sembrare una scena cinematografica .

Un modo emozionante per rendere omaggio alla memoria e far rivivere la storia attraverso immagini, suoni e gesti autentici, che hanno saputo catturare l’attenzione e la commozione del pubblico.

Un momento di grande impatto emotivo è stato anche il racconto del periodo del dopoguerra. La Perrone ospitò infatti i profughi giuliano-dalmati, Greci Rumeni Tunisini ed altri. Per rendere l’idea delle difficili condizioni di allora, all’interno della caserma sono state ricostruite per l’occasione delle stanze separate da semplici tende, a dimostrazione del disagio vissuto dagli sfollati. A completare l’allestimento, si diffondevano canzoni nostalgiche dei luoghi di provenienza ed era presente uno schermo con interviste e testimonianze dirette dei protagonisti, elementi che hanno ulteriormente arricchito il percorso emotivo.

 Questo allestimento ha suscitato particolare interesse e commozione tra i presenti. L’iniziativa è stata promossa dall’Università del Piemonte Orientale in collaborazione con l’Istituto Storico “Piero Fornara”, la Società Storica Novarese e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – sezione di Novara, che ha fornito materiali e testimonianze. Gli organizzatori hanno espresso grande soddisfazione: «La risposta del pubblico è stata straordinaria. È bello vedere generazioni diverse, dai più giovani ai più anziani, unite dalla curiosità e dall’amore per la storia della nostra città». La giornata di visite è stata preceduta, martedì 14 ottobre, dalla presentazione del volume omonimo, edito dalla Società Storica Novarese e dall’UPO. L’evento si è confermato un importante momento di unione tra memoria e futuro, valorizzando il patrimonio storico locale e mostrando come un luogo di formazione militare possa oggi essere un centro di diffusione del sapere e della cultura.

Un grande ringraziamento a chi ha reso possibile questo viaggio nella storia: Università del Piemonte Orientale, l’Istituto Storico “Piero Fornara”, il Gruppo Storico Risorgimentale 23 Marzo 1849,
l’Associazione Amici del Parco della Battaglia di Novara, il Comitato novarese dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, la Società Storica Novarese, il Museo Storico Novarese Aldo Rossini, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Novara, e il Gruppo Storico “Cavalieri del Fango” di Bollate.

Grande partecipazione alla presentazione del volume “Da caserma a campus universitario” al Campus Perrone

Novara – Martedì 14 ottobre 2025 si è tenuta, presso l’aula CP01 del Campus Universitario “Perrone” dell’Università del Piemonte Orientale, la presentazione del volume “Da caserma a campus universitario. Le vicende della Perrone nella storia d’Italia”, edito dalla Società Storica Novarese in collaborazione con il Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa.

L’incontro ha registrato una vasta e attenta partecipazione, richiamando non solo studenti e appassionati di storia locale, ma anche un toccante gruppo di ex esuli giuliano-dalmati. Questi ultimi, nel secondo dopoguerra, avevano risieduto proprio negli spazi della ex caserma Perrone, allora adibita a centro di accoglienza. La loro presenza ha conferito un forte valore umano e testimoniale all’evento, trasformando la presentazione in un momento di memoria e condivisione emotiva.

Durante l’incontro è stato illustrato il percorso storico narrato dal volume, che ripercorre le molteplici “vite” della Caserma Perrone: da struttura militare ottocentesca a luogo di accoglienza nel dopoguerra, fino all’attuale trasformazione in moderno campus universitario. Un racconto che intreccia la storia della città di Novara con le grandi vicende dell’Italia unita, attraversando il Risorgimento, le due guerre mondiali e il difficile periodo della ricostruzione.

I relatori hanno evidenziato come la Perrone rappresenti ben più di un semplice edificio: è un simbolo tangibile di cambiamento, memoria e rinascita. Le sue mura, un tempo teatro di manovre militari e poi rifugio per chi cercava una nuova vita, oggi accolgono studenti e ricercatori, proiettando nel futuro una storia lunga oltre un secolo.

L’evento si è concluso con un sentito ringraziamento agli autori e agli enti promotori, e con l’invito rivolto alla cittadinanza a scoprire il volume e a partecipare alle visite guidate di sabato 18 ottobre, dedicate alla storia e agli spazi del Campus Perrone — un luogo che continua a raccontare il passato, ma con lo sguardo saldamente rivolto al domani.

La Scuola Primaria “Niccolò Tommaseo” di Novara: da presidio della memoria a ponte per l’integrazione

Nel cuore del quartiere Villaggio Dalmazia di Novara, la Scuola Primaria “Niccolò Tommaseo” rappresenta da oltre sessant’anni un punto di riferimento educativo e culturale. Fondata il 10 ottobre 1958, la scuola ha attraversato decenni di trasformazioni sociali, mantenendo vivo il legame con le sue radici e adattandosi alle nuove esigenze della comunità.

🏘 Origini storiche e contesto

Il Villaggio Dalmazia nacque nel secondo dopoguerra per accogliere le famiglie degli esuli giuliano-dalmati, ma anche profughi Greci, Turchi, Rumeni, Tunisini e altri costretti a lasciare i territori dopo i conflitti. La prima pietra del quartiere fu posata il 3 ottobre 1954, e già nel 1956 vennero consegnati i primi alloggi. In questo contesto di ricostruzione e accoglienza, la scuola Tommaseo fu inaugurata come luogo di istruzione per i figli dei profughi, offrendo non solo formazione ma anche un senso di appartenenza e continuità culturale.

📚 Un nome che racconta una storia

Intitolata a Niccolò Tommaseo, letterato e patriota originario della Dalmazia, la scuola porta con sé il simbolo di una memoria viva e condivisa. Tommaseo fu autore di un celebre Dizionario della lingua italiana e figura centrale del Risorgimento, incarnando i valori di identità e cultura che la scuola ha sempre cercato di trasmettere.

👨‍👩‍👧‍👦 Evoluzione della popolazione scolastica

Nei primi anni, la scuola era frequentata quasi esclusivamente da bambini provenienti da famiglie esiliate. Con il passare del tempo, la popolazione scolastica si è diversificata, accogliendo alunni provenienti dal quartiere e da altre zone della città. Questo cambiamento ha riflettuto l’evoluzione demografica di Novara e ha aperto la scuola a nuove sfide educative.

🌍 Una nuova missione: l’insegnamento agli stranieri

Negli ultimi anni, la Scuola Primaria “Niccolò Tommaseo” ha assunto un ruolo ancora più significativo: è stata destinata all’insegnamento degli alunni stranieri, diventando un centro di accoglienza linguistica e culturale. Questa nuova funzione ha trasformato l’istituto in un laboratorio di integrazione, dove bambini di diverse nazionalità imparano l’italiano e si avvicinano alla cultura locale, favorendo il dialogo interculturale e la coesione sociale.

🎉 Celebrazioni e memoria

Nel 2009, in occasione del cinquantenario, la scuola ha celebrato la sua storia con una mostra e un filmato dedicati al Villaggio Dalmazia e agli esuli. L’evento ha coinvolto alunni, insegnanti e rappresentanti delle istituzioni, sottolineando il valore della scuola come custode della memoria collettiva.

🏫 Un simbolo di identità e futuro

La “Niccolò Tommaseo” non è solo un edificio scolastico: è un luogo dove passato e presente si incontrano. Da presidio della memoria degli esuli dalmati a punto di riferimento per l’integrazione degli stranieri, la scuola continua a essere uno spazio di crescita, inclusione e speranza per le generazioni future.

Rettifica in seguito a segnalazione:

Dal 2014, l’ex scuola primaria Niccolò Tommaseo ha cambiato veste diventando CPIA (Centro per l’Istruzione degli Adulti), accogliendo migliaia di persone desiderose di completare la propria formazione e di crescere culturalmente.

La scuola è aperta sia a stranieri che a italiani, offrendo percorsi di alfabetizzazione e integrazione, ma anche la possibilità di conseguire la licenza media e il diploma di scuola superiore per chi non ha terminato gli studi.

Il CPIA è inoltre sede di esami della prefettura, esami per la cittadinanza e molte altre attività formative. Con tre sedi nella provincia di Novara e una nel VCO, fino a Domodossola, accoglie ogni anno oltre 2.000 studenti, rappresentando un punto di riferimento fondamentale per l’istruzione e l’inclusione degli adulti nella regione.

Al Villaggio Dalmazia Il Comune e la Provincia di Novara dedicano” la panchina del ricordo” a Norma Cossetto, nel giorno della commemorazione della sua morte”

È stata inaugurata domenica 5 ottobre, alle 10.30, nella Piazzetta Martiri delle Foibe del Villaggio Dalmazia a Novara, la “panchina del ricordo” dedicata a Norma Cossetto, giovane studentessa istriana divenuta simbolo delle sofferenze del popolo italiano dell’Istria e della Dalmazia.

L’iniziativa  promossa dall’Assessorato comunale alle Pari Opportunità, che ha scelto con attenzione la data dell’evento in coincidenza con l’anniversario della morte della giovane, avvenuta nell’ottobre del 1943.

Alla cerimonia erano presenti il presidente dell’ANVGD Flavio Lenaz Giulia Negri assessore alle Pari Opportunità, Ivan De Grandis vicesindaco, Pietro Palmieri consigliere comunale e provinciale, Andrea Crivelli vice presidente della provincia e Mauro Gigantino consigliere provinciale – quest’ultimo fortemente impegnato nel volere e realizzare questa panchina – oltre a diversi rappresentanti d’arma e numerosi abitanti del Villaggio Dalmazia, tra cui molti anziani testimoni diretti di quel periodo storico.

Durante l’inaugurazione è stato ricordato il sacrificio di Norma Cossetto, nata a Visinada nel 1920, studentessa universitaria di Lettere e fervente patriota italiana. Fu imprigionata, seviziata e uccisa nell’ottobre 1943 dai partigiani jugoslavi, per poi essere gettata in una foiba nei pressi di Villa Surani. Il suo coraggio e la sua fedeltà alla patria sono divenuti un simbolo del dramma vissuto dalle popolazioni italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, vittime di violenze e persecuzioni che segnarono profondamente la storia del confine orientale.

Nel 2005, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le conferì la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria, riconoscendo in lei una figura esemplare di fermezza, dignità e amore per la propria terra.

Con la posa di questa panchina, la città di Novara ha voluto onorare la memoria di Norma Cossetto e di tutte le vittime delle foibe, affinché il loro sacrificio non venga dimenticato e possa continuare a ricordare alle nuove generazioni l’importanza della libertà, della verità storica e della pace tra i popoli.

Intitolata ad Antonio “Nini” Sardi una rotonda al Villaggio Dalmazia

Intitolata ad Antonio “Nini” Sardi una rotonda al Villaggio Dalmazia

Novara, 14 settembre 2025 – Una giornata di sport e memoria ha unito la comunità del Villaggio Dalmazia e l’intera città. In occasione della terza edizione della Corsa del Ricordo, manifestazione podistica dedicata ogni anno alle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, Novara ha reso omaggio ad Antonio “Nini” Sardi.

Il trofeo 2025 della corsa è stato infatti intitolato a lui, definito dal Prof. Gianfranco Pavesi “Alfiere della sua popolazione”. Nella stessa occasione è stata inaugurata una nuova rotonda, anch’essa dedicata alla sua memoria. La rotonda si trova subito dopo l’uscita “Villaggio Dalmazia” della tangenziale di Novara, lungo la strada che condurrà al futuro polo ospedaliero.

Alla cerimonia hanno preso parte il sindaco Canelli, il vicesindaco De Grandis, l’assessore Elisabetta Franzoni, l’ingegnere Pietro Palmieri, il Presidente ANVGD Lenaz, le autorità locali e gli organizzatori della manifestazione, insieme a una folla di abitanti del Villaggio, che hanno voluto rendere omaggio a una figura che ha segnato profondamente la loro comunità.

Chi era Antonio «Nini» Sardi

Antonio Sardi nacque a Visignano, in Istria, e da giovane si trasferì con la famiglia a Fiume. Dopo la guerra, le tensioni politiche del confine orientale e l’annessione dell’Istria e della Dalmazia alla Jugoslavia lo costrinsero all’esilio.

Fu dapprima ospitato nel campo profughi de L’Aquila, per poi approdare a Novara, alla caserma Perrone. Nel 1956, con l’assegnazione dei primi alloggi, si stabilì definitivamente al Villaggio Dalmazia, dove divenne presto un punto di riferimento per tutti.

L’impegno per la comunità

Sardi è stato presidente della sezione provinciale di Novara dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), dedicandosi alla salvaguardia della memoria e al sostegno degli esuli.

Per decenni ha lavorato alla Montecatini (ex Rhodiatoce) nel settore elettrostrumentale, raggiungendo il ruolo di vice capo reparto, e negli anni ’80 ha ricoperto incarichi sindacali per la CISL.
La sua vera eredità, però, rimane l’impegno civile: aiutava le famiglie con le pratiche, organizzava momenti comunitari e custodiva con determinazione la memoria della propria gente.

Il Villaggio Dalmazia

Il Villaggio Dalmazia, costruito negli anni ’50 alla periferia sud di Novara, sorse per accogliere le famiglie esuli provenienti da Istria, Fiume e Dalmazia, molte delle quali erano state ospitate temporaneamente nella caserma Perrone.
La prima pietra fu posata il 3 ottobre 1954: nacquero così 16 condomini, per un totale di 303 appartamenti, che diventarono la nuova casa di centinaia di profughi italiani.

Una memoria che continua

Antonio “Nini” Sardi è scomparso nel 2020 all’età di 89 anni, ma la sua presenza continua a vivere nel ricordo della comunità. L’intitolazione del trofeo della Corsa del Ricordo e della nuova rotonda rappresentano non solo un tributo personale, ma anche un simbolo di riconoscenza verso una generazione che, pur costretta all’esilio, ha saputo radicarsi a Novara portando con sé valori, cultura e memoria.

Con questa iniziativa, la città ha voluto fissare nella toponomastica e nello sport la gratitudine verso chi, come Sardi, ha contribuito a fare del Villaggio Dalmazia un pezzo vivo della storia novarese.

Il presidente nazionale di ANVGD in visita al Villaggio Dalmazia di Novara

Venerdì 5 settembre 2025 il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Renzo Codarin, è stato accolto a Novara dal comitato provinciale dell’associazione, presso il Villaggio Dalmazia.

A riceverlo erano presenti il presidente del comitato provinciale di Novara Flavio Lenaz insieme ad alcuni consiglieri locali. Codarin, accompagnato dalla moglie Lucia, ha visitato il suggestivo villaggio, rimasto pressoché invariato dalla sua costruzione e carico di significati storici e simbolici per la comunità degli esuli giuliano-dalmati.

Il percorso della visita ha incluso:

la posa della prima pietra della costruzione del villaggio,

la prima chiesetta,

la piazzetta delle Foibe,

la rotonda che sarà intitolata a Nini Sardi, indimenticato punto di riferimento per la comunità,

la nuova chiesa del Villaggio, arricchita da due ulivi provenienti da Valle d’Istria nel piazzale e dai tre quadri raffiguranti i compatroni – San Vito di Fiume, San Tommaso di Pola e San Simeone di Zara – realizzati dall’architetta esule Maria Gorlato,

la campana e la statua della Madonna che, partite dalla Caserma Perrone, hanno seguito e accompagnato il lungo peregrinare degli esuli fino all’approdo al Villaggio.

La giornata si è conclusa con un momento di riflessione alla Caserma Perrone, primo rifugio per gli esuli giunti a Novara.

Chi è Renzo Codarin

Renzo Codarin è dal 2012 presidente nazionale dell’ANVGD, incarico che aveva già ricoperto in passato. Nel luglio 2024 è stato eletto anche presidente della FederEsuli, succedendo al professor Giuseppe de Vergottini, nominato presidente onorario.

Nato nel 1958 in un campo profughi della provincia di Trieste, Codarin è figlio di esuli provenienti da Capodistria, costretti ad abbandonare la loro terra nel 1955. La sua carriera politica e amministrativa si è sviluppata soprattutto a Trieste, dove tra il 1980 e il 2004 ha ricoperto i ruoli di assessore e vicesindaco; inoltre, tra il 1996 e il 2001 ha guidato la Provincia di Trieste.

Da sempre impegnato nella tutela e nella valorizzazione della memoria storica dell’esodo giuliano-dalmata, Codarin ha promosso importanti iniziative culturali e divulgative: dai seminari per insegnanti sulla storia del confine orientale, alla mostra “Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente” presentata al Meeting di Rimini nel 2015, fino al tour teatrale “Magazzino 18” di Simone Cristicchi, che ha toccato il cuore del grande pubblico.

Molto attivo anche nella comunicazione, utilizza i social media per diffondere aggiornamenti e riflessioni sull’attività dell’associazione e sul valore della memoria storica.

Per il suo impegno civile e culturale, nel 2010 è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana.

L’esodo Istriano raccontato ai ragazzi: incontro con l’ANVGD a Novara

Il giorno 21 maggio 2025 su invito delle insegnanti e della disponibilità del dirigente scolastico e prof.Domenico Bresich , l”Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ( ANVGD NOVARA E PROVINCIA ) e’ stata ospite dell’istituto comprensivo” Achille Boroli ” di Novara per raccontare agli studenti dell’ultimo anno della scuola media la tragedia dell’esodo della popolazione dell’Istria ,della Dalmazia e di Fiume nel primo dopo- guerra della seconda guerra mondiale: uno scorcio della nostra storia cancellato e dimenticato per oltre 50 anni .Il Presidente dell’associazione Flavio Lenaz ,assieme alla signora Ausilia Zanghirella e al signor Boris Cerovac, hanno avuto modo di raccontare ai giovani studenti quei drammatici momenti da loro stessi vissuti per l’abbandono delle case, delle proprie cose,dei ricordi,dei propri morti e i momenti difficili della prima accoglienza nelle diverse nostre regioni . l’Italia ,uscita sconfitta dalla guerra ,aveva perso quei bellissimi territori,da secoli abitati da italiani divenuti per volontà dei vincitori concessi alla repubblica popolare comunista di Jugoslavia del dittatore Tito.Dopo un breve inquadramento storico della nemesi che hanno generato l’esodo Giuliano Dalmato sono stati esposti ai ragazzi le esperienze e le storie vissute direttamente .Ausilia Zanghirella si e’ particolarmente soffermata sulle difficoltà patite dalla propria famiglia ;una bella famiglia numerosa,composta da padre,madre e 9 figli ,dirottati più volte in località sempre diverse ,sino a giungere finalmente alla destinazione definitiva ,qui a Novara in quello che era chiamato allora ” Campo Profughi ” dislocato presso la caserma ” Ettore Perrone” ,divenuta col tempo sede universitaria.Nella caserma vivevano in promiscuità più di 300 famiglie che si arrangiavano come potevano per crearsi un po’ d’intimità dividendo i stanzoni con le coperte che fungessero da pareti divisorie, 10 anni in quelle condizioni, ma sempre con la dignità che contraddistingue la gente del nostro nord/est . Boris Cerovac invece racconta che ebbe un’esperienza diversa di resilienza nella repubblica popolare comunista di Jugoslavia .Proveniva da una famiglia mista,ovvero suo padre era croato mentre la mamma era italiana il padre ,cresciuto in Istria da generazioni in una famiglia di agricoltori,dopo la resa italiana del 08/09/1943, venne imprigionato e deportato dai nazisti nel campo di concentramento e sterminio di Mauthausen dove rimase sino alla liberazione alleata del 1945.Nel momento storico dell’esodo con la volonta’ di difendere i diritti di proprietà dell’azienda agricola,costata sacrifici di generazioni, il padre Cerovac, vantando il credito dei 2 anni trascorsi da internato in Germania ,ritenne di rimanere nella propria terra ,il ragionamento che fece era semplicemente pensando che se fosse andato via avrebbe perso tutto ,se invece fosse rimasto avrebbe potuto difendere la sua terra ….fu tutto inutile ! Nel 1962 esasperato abbandono’ la casa e tutti i suoi beni per ricongiungersi con i parenti della moglie esodati nel1948 e già residenti a Novara.Nel 1953 la Prefettura con l’amministrazione Comunale ,concesse mandato all’Istituto Autonomo per le case popolari per dare via alla realizzazione del Villaggio Dalmazia , sorse così un nuovo quartiere nella periferia Sud di Novara destinato ad ospitare le 300 famiglie ….finalmente una casa costruita da mattoni , che SOGNO!!!!! Era il 03 OTTOBRE 1954 quando venne posta e benedetta la PRIMA PIETRA . Per Flavio ,Ausilia e Boris pur con mille difficoltà , Novara si e’ rivelata col tempo una città accogliente .Nel nuovo quartiere i bambini vivevano sereni e felici si parlavano 12/13 lingue diverse essendoci rifugiati provenienti oltreché dall’Istria e dalla Dalmazia anche dalla Romania, dalla Grecia ,dalla Turchia, dalla Tunisia, dalla Somalia e dal nord Africa.Il racconto di Flavio,Ausilia e Boris e’ stato struggente ma gli stessi hanno espresso gratitudine nei confronti della città di Novara che li ha accolti li ha visti crescere e affermarsi nel lavoro e successivamente formare le loro famiglie .Gli studenti si sono dimostrati partecipi e interessati agli argomenti trattati e a quel periodo di storia ancora per molti sconosciuto e che l’Associazione si sforza di testimoniare quella pagina triste della storia italiana a lungo cancellata dai libri di scuola .

( Autore Boris Cerovac )

ANVGD alla celebrazione del 2 giugno

🇮🇹

* 2 giugno 2025 * 79°Anniversario della nascita della Repubblica Italiana

1946/2025

Ogni anno il 2 giugno l’Italia celebra la Festa della Repubblica , giorno in cui gli Italiani alla fine della 2° guerra mondiale decisero il proprio futuro istituzionale : la REPUBBLICA nata dal referendum del 1946 quando gli Italiani comprese le Donne ( che non avevano mai votato ) scelsero il sistema democratico repubblicano rifiutando la monarchia dei Savoia . Lunedì 2 giugno alle h 11 a Novara presso il Monumento di V.le IV Novembre ( dedicato agli Eroi Caduti in Guerra) si e’ svolta la Cerimonia Ufficiale con lo schieramento delle Forze Armate , dei Medaglieri e dei Labari Alzabandiera accompagnati dalle note dell’ Inno Nazionale , la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica e interventi delle Autorità Novaresi con esecuzione di brani musicali della Banda di Grignasco . ANVGD NOVARA E PROVINCIA presente con Labaro e Alfieri Elvio Aieie De Zorzi e Giorgio Facchin .

Villaggio Dalmazia

Gande successo per la Festa Patronale 2025 del Villaggio Dalmazia: musica, tradizioni e comunità

Si è conclusa con grande entusiasmo e partecipazione la Festa Patronale 2025 del Villaggio Dalmazia di Novara, un evento che ha saputo unire memoria, cultura e divertimento, trasformando il quartiere in un luogo di festa e di incontro per tutta la comunità.

La manifestazione, svoltasi dal 23 maggio al 1° giugno, ha visto la presenza di numerose personalità del Comune di Novara e della Provincia, tra cui assessori, consiglieri e rappresentanti delle istituzioni locali, che hanno voluto testimoniare il loro sostegno a un evento simbolo per la comunità dalmata e per l’intera città.

Ad arricchire le serate, oltre alla musica dal vivo con orchestre e gruppi storici del territorio, sono stati i piccoli talenti di una nota scuola di danza locale, che hanno emozionato il pubblico con le loro coreografie, regalando momenti di gioia e leggerezza a grandi e piccini.

Una festa tra musica, balli e buona cucina

Il programma musicale ha offerto un viaggio tra generi e stili diversi, grazie alle esibizioni di:

  • Milly e Una Notte (23 maggio)
  • Mirko e i Jolly (24 maggio)
  • Zeta Band Zanaria (25 maggio)
  • Duo Colorado (30 maggio)
  • Blu Movida (31 maggio)
  • Agos Belli (1 giugno, dopo l’estrazione dei biglietti della lotteria)

Ma la Festa Patronale del Villaggio Dalmazia non è stata solo musica: il cuore pulsante della manifestazione è stato anche il ricco stand gastronomico, attivo ogni sera a partire dalle ore 19.30, che ha proposto una varietà di piatti della tradizione dalmata e novarese. Dal gulash con polenta al brasato, dai gnocchi vascone al baccalà mantecato, passando per una grigliata irresistibile di salamelle, cevapcici, fettine di manzo e wurstel, senza dimenticare i fritti (totani e patatine), i panini, le bruschette e i dolci tipici come le palacinke. Un vero tripudio di sapori che ha deliziato i visitatori, con la possibilità anche di asporto per chi preferiva gustare le specialità a casa.

Un momento di comunità e tradizione

La festa ha rappresentato un’occasione importante per riscoprire le radici storiche del Villaggio Dalmazia, ricordando i 70 anni della comunità dalmata a Novara, ma anche per guardare al futuro con spirito di comunità e solidarietà.

Il culmine dell’evento è stato raggiunto domenica 1° giugno, con l’attesa estrazione dei biglietti della lotteria, seguita dall’ultima serata danzante con l’orchestra Agos Belli, che ha chiuso in bellezza una settimana di festa indimenticabile.

Il grazie della comunità

Gli organizzatori, la Parrocchia Sacra Famiglia e i tanti volontari del Villaggio Dalmazia, hanno voluto ringraziare tutti i partecipanti, le istituzioni, le personalità intervenute, i musicisti, i ballerini e i cuochi che hanno reso possibile questa festa. Un grazie speciale va a tutta la cittadinanza per la calorosa partecipazione, che ha dimostrato ancora una volta quanto sia forte il legame tra le persone e quanto sia importante mantenere vive le tradizioni.

Arrivederci alla Festa Patronale 2026, con la promessa di continuare a costruire ponti tra passato e futuro, tra memoria e comunità!

Giovedì 8 maggio 2025 giornata in musica

presso R.S.A. ” I TIGLI” a Novara Villaggio Dalmazia . Un bel pomeriggio passato in compagnia degli ospiti della casa di riposo tra canzoni ,musica e sorrisi…….giornate da rifare con nuove canzoni

Visita al Museo Aldo Rossini

Lunedì 12 maggio alle h 18 presso il Museo Storico Novarese Aldo Rossini a Novara la presentazione del libro “Togliatti ,Tito e la Venezia Giulia ” scritto da Marino Micich ( figlio di esuli ) .Nel suo libro l’autore pone in evidenza in maniera ben documentata le lotte politiche e diplomatiche sorte nello stabilire i nuovi confini italo- jugoslavi racconta delle stragi di massa nelle foibe e dell’esodo di circa 300.000 Italiani

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dalle terre istriane ,dalmate e fiumane…vicende storiche che dopo tanti anni rimangono ancora molto complesse per non dire nascoste….. ANVGD NOVARA E PROVINCIA

25 Aprile 2025

Novara 25 Aprile 2025

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Festa Nazionale 80° Anniversario della liberazione d’Italia (1945/2025) la riconquista della libertà , la fine della seconda guerra mondiale, l’affermazione della democrazia ma soprattutto della “LIBERTA’ “.. una libertà che bisogna difendere ogni giorno

ANVGD NOVARA E PROVINCIA presente alla cerimonia con labaro e alfieri …..

Il Senatore Nastri accoglie la delegazione ANVGD Novara al Senato per il 70° anniversario del Villaggio Dalmazia

Una delegazione dell’ANVGD Novara, guidata dal Presidente Flavio Lenaz e accompagnata dal Vicesindaco Ivan De Grandis, è stata ricevuta a Palazzo Madama dal Senatore Questore Gaetano Nastri in occasione del 70° anniversario del Villaggio Dalmazia. L’incontro, caratterizzato da un profondo spirito di riflessione storica, ha offerto ai partecipanti l’opportunità di immergersi nella memoria e nei valori della comunità giuliano-dalmata, rievocando il dramma delle foibe e l’Esodo.

Nel corso della visita, la delegazione ha avuto l’onore di esplorare il cuore delle istituzioni italiane, culminando con l’accesso all’Aula del Senato, dove i membri hanno potuto sedere tra i banchi riservati ai senatori. In segno di gratitudine, l’ANVGD ha omaggiato il Senatore Nastri con il Crest ufficiale e la spilla dell’Associazione, mentre il Vicesindaco De Grandis ha sottolineato il ruolo cruciale del sostegno istituzionale nella tutela della memoria dell’Esodo.

Con un gesto di grande significato, il Senatore Nastri ha consegnato alla delegazione una targa commemorativa per il 70° anniversario del Villaggio Dalmazia, ribadendo l’importanza di preservare la memoria storica dell’Esodo e delle foibe. “Sono lieto di aver accolto la delegazione dell’ANVGD Novara e di aver condiviso con loro il valore e il significato del Senato della Repubblica. Il 70° anniversario del Villaggio Dalmazia rappresenta un momento fondamentale per riaffermare il ricordo dell’Esodo come parte integrante della nostra storia nazionale, un patrimonio storico da trasmettere alle generazioni future. La conoscenza delle istituzioni è essenziale per rafforzare il senso civico e la partecipazione democratica dei cittadini.”

Roberto Perovich al Quirinale

Lunedì 10 febbraio 2025, in occasione della “Giornata del Ricordo”, una delegazione di Esuli Giuliano-Dalmati parteciperà alla solenne cerimonia al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato e delle massime autorità istituzionali. Questo importante evento commemora le vittime delle foibe, l’esodo forzato delle popolazioni italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, e le dolorose vicende del confine orientale.

Tra i presenti, anche Roberto Perovich, esule di Zara, che parteciperà in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD) – Sezione di Novara e Provincia. Perovich, oltre al suo impegno attivo nell’ANVGD, è anche coautore del libretto “70 anni del Villaggio Dalmazia” e ha contribuito alla realizzazione di un calendario commemorativo dedicato alle tragiche vicende dell’esodo e delle foibe. Il suo lavoro testimonia la volontà di preservare e tramandare la memoria storica di quei drammatici eventi, affinché le nuove generazioni possano conoscere e comprendere il significato profondo di questa dolorosa pagina di storia italiana.

La sua partecipazione alla cerimonia del Quirinale rappresenta dunque non solo un atto di ricordo personale, ma anche un impegno concreto nel custodire e diffondere la memoria collettiva degli esuli Giuliano-Dalmati, rendendo omaggio al coraggio e alla dignità di chi ha vissuto l’esilio e le sofferenze legate a quel periodo.