Mercoledì 28 febbraio alle ore 8:30, presso la Chiesa del il villaggio Dalmazia, si terrà una messa commemorativa per la tragedia dimenticata di Arsia.

La tragedia di Arsia è uno dei capitoli più oscuri della storia europea, avvenuta 84 anni fa, il 28 febbraio 1940, nella miniera di carbone di Arsia, situata in Istria, all’epoca parte del territorio italiano e oggi croato. In quella tragica mattina, alle 4:30, una violenta esplosione causata da una fuga di gas metano scosse i livelli più profondi della miniera, provocando il crollo di gallerie e cantieri e la morte di 187 minatori. Tra le vittime vi erano molti sardi, emiliani, toscani, veneti e lombardi, oltre ai lavoratori locali. Anche il papà del nostro associato Andrea Delton perì in quel crollo.

La miniera di Arsia era stata inaugurata nel 1937 come parte del progetto autarchico del regime fascista, che mirava a sfruttare le risorse carbonifere dell’Istria e della Slovenia, acquisite dopo la prima guerra mondiale. Questa miniera rappresentava una delle più importanti risorse energetiche italiane. La città di Arsa, successivamente ribattezzata Arsia, fu costruita in poco più di un anno, seguendo il modello di Carbonia, in Sardegna.

Tuttavia, le condizioni di lavoro nella miniera erano estremamente difficili: gli operai, provenienti da diverse regioni d’Italia, erano attratti dalle promesse di impiego e benessere, ma si trovarono a vivere in baracche sovraffollate e insalubri, senza servizi igienici e senza assistenza sanitaria. Gli incidenti erano frequenti e spesso fatali, mentre le proteste e gli scioperi venivano repressi con violenza e censura.

La tragedia del 28 febbraio 1940 rappresentò il culmine di una lunga serie di negligenze e violazioni delle norme di sicurezza. Nonostante la gravità dell’evento, la stampa fascista minimizzò la notizia e non diede spazio ai nomi e alle storie delle vittime. Anche dopo la guerra, quando la miniera passò sotto il controllo jugoslavo e vi furono deportati migliaia di prigionieri italiani, la tragedia fu dimenticata.

Simone Cristicchi

Sta per portare di nuovo nei teatri “Esodo”

Dal 3 febbraio inizieranno le date di “Esodo”, una rappresentazione in formato ridotto, ma ugualmente significativo e profondo, di “Magazzino 18”.

ESODO Racconto per voce, parole e immagini (di e con Simone Cristicchi, Corvino Produzioni) – Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante: il Magazzino n. 18. Racconta di una pagina dolorosa della storia d’Italia, di una complessa vicenda del nostro Novecento mai abbastanza conosciuta, e se possibile resa ancora più straziante dal fatto che la sua memoria è stata affidata non a un imponente monumento ma a tante, piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità.

Nel porto vecchio di Trieste, il Magazzino N.18 conserva sedie, armadi, materassi, letti e stoviglie, fotografie, giocattoli, ogni bene comune nello scorrere di tante vite interrotte dalla storia, e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia perse vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e circa 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione dolorosa e complessa – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane.

Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose lasciandosi alle spalle le case, le città, le radici. Davanti a loro difficoltà, paura, insicurezza, e tanta nostalgia.

Tra le varie date del tour di febbraio 2023, segnaliamo la doppia esibizione a Novara, presso il prestigioso Teatro Coccia: oltre alla rappresentazione serale del 6 febbraio, la mattina del 7 febbraio ci sarà, con la collaborazione del Comitato provinciale di Novara dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, uno spettacolo riservato agli studenti delle scuole.

Gianna Coslovi

Gianna Coslovi .Si è avvicinata alla pallacanestro presso il Gruppo Sportivo Wild (con propria palestra nel quartiere di sant’Agabio) dove Dino Manzi stava formando un vivaio molto interessante. Questa squadra femminile è via via cresciuta sino a diventare la più importante di Novara e provincia. Ha partecipato a diversi campionati di promozione e di serie B, giungendo a risultati prestigiosi che hanno messo in evidenza le capacità di Gianna Coslovi nel ruolo fondamentale di pivot. Gianna ebbe la soddisfazione di essere convocata nella Nazionale di Pallacanestro azzurra.

Giovanni Udovicich (Nini)

Con le sue 516 presenze in maglia azzurra, rappresenta il record di fedeltà sicuramente imbattibile. La sua figura alta, la sua calvizie già in età giovanile ne hanno fatto un personaggio ancor prima che raggiungesse l’incredibile record che ben pochi possono vantare (Boniperti, Baresi F., e pochi altri) di aver vestito per così lungo tempo solo una casacca, quella azzurra del Novara. Nini, profugo della Dalmazia, nella folgore della sua carriera ha ricevuto offerte allettanti per giocare in serie A, ma lui ha sempre rifiutato con orgoglio rimanendo al Novara. Si era parlato di un interessamento della Roma. Sta di fatto che Udovicich a Novara e nel Novara si trovava bene e mai ha voluto abbandonare la sua città adottiva. Poche parole e tanti fatti sembrava il suo motto, sta di fatto che sotto il Nini si fermarono punte del calibro di Graziani, Pulici, Pruzzo, Anastasi e tanti altri.

Il Distacco

La Mostra

E così con foto e documenti raccolti dall’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara” ei testi del dott. Antonio Leone possiamo ripercorrere quale era la vita dei nostri connazionali nella caserma Perrone prima e nel villaggio Dalmazia successivamente.

Grazie poi alla collaborazione tra Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia e Fondazione Castello in questo viaggio della memoria, ci sono anche i documenti e le foto di coloro che in quegli anni, nella loro primissima giovinezza, si ritrovarono in una nuova città: foto dei loro album di famiglia, le foto portate con sé per ricordare le origini e coloro che hanno lasciato indietro.

Per aiutare a ricostruire le storie di queste foto, durante il periodo della mostra chi riconoscerà un volto o un luogo potrà scrivere i dettagli, la storia dietro la foto appunto, negli appositi spazi.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per uno dei suoi interventi nella Giornata del Ricordo ha sottolineato come “oggi il vero avversario da battere più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e degli eventi”.

Proprio con questa mostra speriamo di mettere un piccolo ma importante tassello nella battaglia contro quell’avversario insidioso a cui si riferiva il Presidente della Repubblica e aiutare a far conoscere questa parte della storia dell’esodo giuliano-dalmata: la fine di un viaggio tragico ma che rappresenta l’inizio di una vita nuova nella Patria che avevano così fortemente scelto e soprattutto nella città che li ha accolti.

Foto

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.

Antonio Leone

Profughi. Racconti di italiani arrivati nella Novara del dopoguerra

Regia: Antonio Leone, Mauro Begozzi, Eligio Pastrovicchio
Durata: 85’
Anno: 2009 (col.)
Produzione: Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel VCO “P. Fornara”,  con il contributo della Provincia di Novara e del Consiglio Regionale del Piemonte, Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana.

Sinossi: Storia a più voci dell’esodo degli istriani, giuliani e dalmati, nonché degli italiani rimpatriati dai paesi a cui l’Italia aveva dichiarato guerra e del loro arrivo a Novara nel secondo dopoguerra. Una raccolta di testimonianze, immagini e filmati inediti che ricostruisce la tragedia del “distacco” e le difficoltà dell’inserimento: dal campo profughi (ex Caserma Perrone) alla costruzione del Villaggio Dalmazia. Voci di: Italia Cannavò, Gina Decleva, don Teresio Giacobino, Claudio Gioria, Piero Fioretti, Dario Hagendofer, Giuliano Koten, Policarpo Mallamo, Gabriella Mitton, Abdom Pamich, suor Giacinta Rigolli, Antonio Sardi, Otello Soiatti, Luciano Tenderini, Romano Vinago, Piero Visintin, Ausilia Zanghirella.

Giuliano Koten

Giuliano Koten, nato nel 1941 a Fiume, dovette lasciare la sua città natale nel secondo dopoguerra. Nel 1950 finì nel campo profughi di Novara, dove rimase per otto anni. Nonostante le sfide, ha trovato lavoro e si è sistemato. Tuttavia, nel 1965, mentre lavorava come ascensorista, ebbe un grave incidente che lo lasciò su una sedia a rotelle. Ma non ha perso la speranza. Dopo l’incidente ha scelto di dedicarsi al volontariato e allo sport. Divenne un pilastro dell’Associazione Sportiva Disabili Novarese (ASH), dove allevò diversi campioni. Successivamente è diventato presidente di “Timone”, associazione che sostiene le persone bisognose attraverso attività sociali, educative, terapeutiche e sportive. L’impegno di Giuliano Koten è stato riconosciuto a tutti i livelli, anche dal CONI e dal Comitato Olimpico Internazionale. Fu nominato Cavaliere di Gran Croce. Nel 1988 il Novara gli conferisce il “Sigillum” come Novarese dell’Anno. Il Collare d’Oro è la massima onorificenza sportiva conferita dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). Riconosce i risultati eccezionali degli atleti, i meriti sportivi di società secolari e i leader sportivi che hanno dedicato la propria vita al servizio dello sport.

Link a Koten:
La Voce – La Stampa –  Comune di novara  ANVGD –  Quirinale

Il Territorio

Il territorio

 Il territorio del Villaggio Dalmazia è situato nella zona sud di Novara. Al momento della costruzione del Villaggio sii trattava di un territorio ancora in gran parte agricolo, in cui erano presenti il nucleo abitativo della Cittadella e poche altre costruzioni. L’urbanizzazione avverrà solo successivamente tanto che, quando viene inaugurato il Villaggio Dalmazia, i profughi hanno la sensazione di essere staccati dal contesto urbano di Novara. I terreni appartengono in gran parte alla Fornace Bottacchi. Si tratta di una delle più antiche fabbriche novaresi: fondata nel 1770, si occupa della produzione di materiali per l’edilizia e decorazioni in terracotta e proprio in queste zone argillose trova la materia prima per la sua attività.

Fino al 1969, anno della chiusura della fabbrica, questi terreni sono percorsi da un trenino che porta dalle cave allo stabilimento, sito nella zona tra Viale Giulio Cesare e Viale Verdi, l’argilla indispensabile alla produzione dei laterizi. In molti è ancora vivo il ricordo di questo trenino, tanto che quando si decide di istituire un Palio che metta amichevolmente una contro l’altra le varie zone del Rione, si sceglie di chiamarlo “Palio della Fornace” e i concorrenti sono impegnati a correre con carriole che trasportano mattoni. La zona è periferica e non presenta particolari costruzioni di interesse artistico, tuttavia è stata coinvolta territorialmente nella Battaglia detta della “Bicocca” del 1849 e alcuni edifici e zone conservano il ricordo di questo evento. La cascina Rasario è una di questi edifici: antica cascina costruita alla fine del 1700 dallo stampatore Rasario e divenuta nel 1849 una delle sedi dell’esercito piemontese che combatteva contro gli austriaci, oggi è soggetta a vincolo quale “edificio rurale avente interesse storico” (D.lgs:42/2004).).

Altra zona di un certo interesse è il Vicolo della Balla: pur in parte snaturato da recenti interventi edilizi in quella che era la sua originale struttura architettonica, con piccoli edifici “di ringhiera” ricorda ancora nel nome la presenza di una “balla” di cannone della battaglia del 1849 incastrata nella facciata di una abitazione, oggi sciaguratamente abbattuta. Nel 1953 la prefettura sceglie questa zona della città per costruire il Villaggio Dalmazia, il cui progetto prevede di racchiudere, in uno spazio complessivo di sedici isolati, “302 alloggi per un totale di 1.108 vani” [L. Peteani, 1988], destinati ad accogliere 1.300 profughi. Il 20 agosto 1956 il Villaggio Dalmazia è ufficialmente inaugurato. La rimanente urbanizzazione è più recente: saranno costruite dapprima le villette tra la Cittadella e il Villaggio, poi i grandi complessi

condominiali di Via Monte San Gabriele e di Via Spreafico, il nucleo delle villette a schiera e delle palazzine tra il Villaggio, Via Mainero e la tangenziale ed infine i condomini della zona Piazza D’Armi. Attualmente il rione ospita anche un centro comunitario di quartiere, già sede del Quartiere Sud, ora in ristrutturazione. Più recentemente è stato edificato un centro di ricovero “i Tigli” per anziani con disabilità. Ormai non vi è più soluzione di continuità tra la città e il rione.

Zara Film

Il Villaggio Dalmazia nei Social

Con l’avvento di Internet, il Villaggio Dalmazia si è adattato creando una pagina dedicata a tutti i simpatizzanti della nostra comunità.

Il Passato e il Presente:

Col passare del tempo, molti residenti e nativi del Villaggio Dalmazia si sono trasferiti, alcuni persino fuori da Novara. Questo ha portato alla perdita di contatti e alla dispersione della comunità. Tuttavia, l’idea di Roberto Perovich ha cambiato tutto. Ha mantenuto un gruppo sociale su Facebook, inizialmente chiamato “Dalla Caserma Perrone al Villaggio Dalmazia”, che poi è diventato “Villaggio Dalmazia 2.0”. Infine, è nato il gruppo “Villaggio Dalmazia 100”, un numero che rappresenta sia i membri che le nostre contraddizioni, unite dal glorioso passato. Lo scopo esclusivo di questo gruppo è la condivisione di informazioni, il divertimento e la celebrazione di tutto ciò che noi, “del Morbin”, sappiamo fare: allegria in tutte le sue forme.

Zara Film: Un Capolavoro Visivo

In concomitanza con il gruppo, è nata anche Zara Film, con l’obiettivo di rendere visibili tutti gli avvenimenti. Zara Film ha prodotto oltre 350 video di diversi generi e durate. Non c’è evento comune o data in cui Zara Film non sia presente con il suo regista e le sue attrezzature compreso un drone. Uno dei capolavori in cui tutto il Villaggio Dalmazia (vecchio e nuovo) ha partecipato è intitolato “Ricordo”. Questo film è stato presentato in occasione del 10 febbraio, alla presenza delle autorità. Gli autori di questo piccolo gioiello sono stati: Diego, detto Dieghin, per la scrittura; Piermarco, detto Pier, per la recitazione; Guerrino, detto Guerin, per l’assistenza alla produzione; e infine, Roberto Perovich (Roberto Pi), detto Robi, alla regia.

Un Grazie Sincero a Roberto